Accadde oggi: la meraviglia della Sampdoria
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Tradizionalmente, la Sampdoria ha fatto molti saliscendi tra Serie A e la Serie B per gran parte della sua esistenza. Paolo Mantovani ha segnato un cambio di rotta. Arrivato al timone nel 1979, ha portato la Samp in Serie A nel 1982. La svolta è arrivata con la nomina di Vudajin Boškov, tecnico cosmopolita jugoslavo.
Da calciatore è stato un centrocampista di tutto rispetto, che ha vestito le maglie di Vojvodina, Sampdoria e Young Boys. Tuttavia, Boškov ha scritto da allenatore e “oratore” le pagine più belle della sua vita calcistica. Guidò Young Boys, Vojvodina, Jugoslavia, Den Haag, Feyenoord, Saragozza, Real Madrid, Sporting Gijon, Ascoli, Sampdoria, Roma, Napoli, Servette, nuovamente Sampdoria, Perugia e, infine, accettò una seconda esperienza da CT della Jugoslavia.
Prima dell’approdo di Boškov, la Sampdoria aveva vinto un solo grande trofeo, la Coppa Italia del 1985. Boškov ha rinvigorito la Samp, guidandola in uno straordinario percorso di otto anni, che è culminato in una sconfitta finale di Champions League a Barcellona.
All’inizio degli anni Ottanta, la Sampdoria pescò oltremanica, ingaggiando calciatori del calibro di Trevor Francis, Liam Brady e Graeme Souness. Al loro addio, il Boškov iniziò un processo di creazione di una squadra costruita intorno ai giovani di casa. Gianluca Vialli, Moreno Mannini, Pietro Vierchowod e Roberto Mancini costituirono la base della Sampdoria per il decennio successivo. Un sesto posto nella prima stagione fu il preludio alla creazione di una squadra vincente. Emerse il nucleo di una squadra ben strutturata, con Vialli e Mancini come stelle, rafforzata dall’ingaggio di Toninho Cerezo. Paolo Mantovani aveva ingaggiato il tecnico jugoslavo non per partecipare, ma per vincere. E l’impresa che secondo molti era impossibile diventò reale. Nel 1990-1991 la Sampdoria conquistò lo scudetto.
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In un “Quinquennio magico”, difatti, la Sampdoria riuscì a conquistare la Coppa Italia nel 1988, replicando tale successo l’anno seguente, in cui giunse in Finale di Coppa delle Coppe (sconfitta 0-2 dal Barcellona). La squadra riuscì ad aggiudicarsi la competizione nel 1990, sconfiggendo l’Anderlecht in finale per 2-0.
Per completare l’opera rimaneva da vincere lo Scudetto, che all’ombra della Lanterna mancava dal 1924, anno del nono titolo dei “Cugini” rossoblù. La squadra di Boškov puntava al titolo nel 1990/1991. A fine girone d’andata l’impresa sembrava alquanto improbabile, con la squadra che era quinta con 20 punti, a quattro lunghezze dall’Inter capolista solitaria davanti alla coppia formata da Juventus e Parma con 22 ed al Milan a quota 21. Il Napoli, campione in carica, era invece sprofondato fuori dalla zona UEFA.
Contro ogni pronostico, grazie a un girone di ritorno condito da 13 vittorie, 4 pareggi e 0 sconfitte, che vide la Sampdoria superare a Marassi per 1-0 sia Juventus che Parma e per 2-0 il Milan, oltre che a rifilare un netto 4-1 al Napoli il 24 marzo 1991 per quella che fu l’ultima gara di Maradona in Italia, la squadra del tecnico jugoslavo raggiunse la testa della classifica a 8 giornate dal termine.
Lo Scudetto si materializzò a 4 giornate dalla conclusione, allorché i doriani si aggiudicarono per 2-0 il confronto diretto a San Siro contro l’Inter (reti di Dossena e Vialli). Dopo il pareggio della settimana successiva per 1-1 a Torino contro i granata, domenica 19 maggio 1991, la Genova blucerchiata era pronta a fare festa. L’ultimo ostacolo era rappresentato da un Lecce invischiato nella lotta per la salvezza.
La partita fu senza storia, in quanto sbloccata già dopo due minuti da Cerezo. La pratica fu chiusa dopo mezzora, grazie anche alle reti di Mannini e di Vialli, altresì Capocannoniere del Torneo con 19 reti. I tre gol in mezzora fecerò sì che la successiva ora si trasformasse in una festosa passerella in attesa del fischio finale che consacrò la Sampdoria Campione d’Italia.
Boškov diede i meriti principali di quel trionfo al suo centravanti principe, il suo pupillo: «Date palla a Gianluca Vialli e poi corrette ad abbracciarlo». Quel Gianluca Vialli che, prima di Gullit, definì «come cervo che esce di foresta». Zio Vujadin è stato il tecnico più amato nella storia della Sampdoria. Eppure non scappò all’iconoclastia di alcuni detrattori, che affemavano che la formazione era decisa a tavolino dalla triade Vialli-Vierchowod-Mancini. Considerati il carisma e la personalità di Boškov, da “figlio di buona donna”, è facile pensare che semplicemente il tecnico jugoslavo teneva in dovuta considerazione i suggerimenti.
«Ascoltavo e dicevo a tutti “sì… hai ragione”, poi però formazione decidevo con mia testa», confessò Boškov.
Celebre l’aneddoto su Vialli:
«Gianluca era uno che non voleva avere controlli. Giocava bene, in area era spietato, ma fuori campo era uno a cui piaceva uscire e fare serate. Le regole per lui non esistevano. Un giorno prima di un Milan -Sampdoria, lo trovai a fumare vicino sua macchina. Gli dissi: ‘Gianluca, tu puoi fumare quando vuoi, non c’è problema, a me non dà fastidio. Ma ricordati, se vengo a sapere che la notte vai in giro, ti faccio pentire di essere arrivato qui alla Samp. Diventerò tuo incubo.’ Lui, mi promise che se ne sarebbe stato buono. La sera andai sotto casa di Gianluca, e mi fermai li per 4-5 ore buone. Verso mezzanotte, vidi uscire lui con una ragazza. Senza farmi vedere, accesi i fari della macchina accecandoli entrambi. A quel punto, scesi, presi Gianluca per un orecchio e lo trascinai sopra fino a casa… In quanto alla ragazza, la invitai a salire in macchina e la portai a casa sua, dicendogli di lasciar perdere quel ragazzo perché l’avrebbe solo usata. Lei mi ringraziò e andò via. Sono stato sempre un signore con le donne…»
Il 1991/92 fu l’ultima stagione del tecnico jugoslavo alla guida della Sampdoria, una stagione in cui sfiorò la vittoria della Coppa dei Campioni. La Sampdoria iniziò la competizione eliminando il Rosenborg e l’Honvéd. Successivamente, la squadra fu inserita in un gruppo che comprendeva Anderlecht, Stella Rossa Belgrado e Panathinaikos. I Blucerchiati arrivarono primi vincendo tre partite su sei. L’altro girone fu vinto dal Barcellona e le due squadre si affrontarono in finale a Wembley.
La squadra allenata da Cruyff, che annoverava calciatori come Stoichkov, Salinas, Laudrup e Guardiola, fu portata ai supplementari dalla coriacea squadra di Boškov. Nonostante Cruyff avesse istruito la sua squadra a “divertirsi” nel suo discorso pre-partita, i nervi erano logori e la tensione era diventata quasi insopportabile. A risolvere il match fu una bordata di Ronald Koeman al 112° minuto, ma non fu affatto semplice per i favoriti catalani. Da quella finale, la Sampdoria è caduta in una spirale negativa, culminata con la retrocessione qualche anno dopo, ma gli anni d’oro di Boškov, Mantovani e di quella meravigliosa squadra rimarranno ai posteri.
Vincenzo Di Maso
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